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Il credo del marchio

Lunedì 17 Maggio 2010

Amministro un'azienda che produce due diversi software per la gestione di un mercatino dell'usato: Secondhand e J2K Revolution.

Oltre ai due software l'azienda propone anche due differenti affiliazioni in franchising: Mercatopoli e Baby Bazar.

Negli ultimi anni ci siamo concentrati soprattutto nell'organizzazione di nuovi servizi pensati per aumentare il vantaggio competitivo dei "nostri" punti vendita. Quest'ultimo aggettivo è espresso non tanto in senso "possessivo" quanto per appartenenza.

Un po' per gioco e un po' per business abbiamo fatto alcune statistiche.

A fronte di una mortalità prossima allo zero dei punti vendita Mercatopoli e Baby Bazar, registriamo un tasso di mortalità di quasi 8 volte superiore per i mercatini così detti autonomi che utilizzano solamente il nostro software.

Ovviamente sappiamo perfettamente che l'applicazione di un sistema efficace e curato nei minimi particolari, l'esperienza di 100 punti vendita Mercatopoli e 30 Baby Bazar, un percorso formativo completo, l'enorme visibilità su internet e un costo di affiliazione annuale molto basso determinano la grande differenza e moltiplicano incredibilmente le possibilità di successo.

Quando Fabrizio di Mercatopoli Rubano mi segnala che un 40% dei suoi nuovi contatti provengono dalla visibilità in Internet, posso ritenermi soddisfatto. E sono ancor più stimolato a spronare i miei per aumentare ulteriormente la visibilità dei nostri marchi su internet oltre che a studiare nuovi servizi perché i singoli punti vendita possano godere di questa pubblicità, praticamente gratuita.

E quando qualche affiliato mi segnala che il suo punto vendita è stato protagonista di un articolo sul giornale, mi tornano in mente le riunioni di un anno fa dove si buttavano le basi per la creazione di un ufficio stampa dedicato agli affiliati.

Oggi io ed Enrico, il mio collega che si occupa dello sviluppo e del miglioramento costante delle nostre piattaforme tecnologiche siamo partiti da Verona, in auto e, durante il viaggio abbiamo elencato tutti i nuovi progetti dell'azienda, cercando di metterli in ordine di priorità. Arrivati a Milano non avevamo ancora completato l'elenco. E soprattutto, parlandone, sono saltate fuori altre nuove idee.

Come dice la nostra (si può dire coach?) Tania Bianchi, dove metti l'attenzione va l'energia: ed è quello che a noi sta succedendo sempre più frequentemente.

In questi giorni la nostra energia è tutta su una novità, per la quale stiamo lavorando da mesi e che presenteremo alla prossima convention di Giugno. Se fino ad oggi la distinzione tra Mercatopoli e Baby Bazar e gli altri mercatini dell'usato autonomi era già marcatamente spiccata, dal prossimo giugno la differenza sarà incolmabile.

Ma la prossima sfida sarà ancora più grande e riguarderà la percezione dei nostri marchi: il mio più profondo desiderio è quello di bandire da ogni nostra forma di comunicazione le parole "mercatino" e "usato" che nell'immaginario collettivo rappresentano sinonimi di magazzini scialbi, spogli, abbandonati, privi di personalità, deprimenti, bui, impolverati e disordinati.

Tutta una altra cosa rispetto alla qualità, al servizio e all'atmosfera dei punti vendita Mercatopoli e Baby Bazar.

Sono consapevole che sarà impegnativo ma, solo qualche anno fa, molte cose che abbiamo fatto erano inimmaginabili; anche Georges de Mestral non avrebbe mai immaginato che il suo marchio  sarebbe divenuto una parola di uso comune, non pensate? 




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