1982: una scelta che forse mi salvò la vita
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1982: una scelta che forse mi salvò la vita

Domenica 27 Luglio 2014
Alessandro Giuliani

Era il 1982 e avevo appena finito la terza superiore, promosso con un sei ricorrente in tutte le materie, all'istituto tecnico commerciale "A.M. Lorgna". Dicevano che la terza ragioneria fosse l'anno più difficile e se si superava bene la terza, il resto sarebbe stato in discesa.

Utilizzai questa teoria per convincere i miei genitori ad iscrivermi ad un corso serale di informatica. Ricordo che furono felici di questa mia novità anche se, conoscendomi, erano un po' preoccupati per il fatto che avrei potuto distogliere la mia attenzione dagli studi 'ufficiali'.

Il mio tempo era infatti facile preda delle mie passioni.

Quando mi coglieva la voglia di fare qualcosa, non esisteva niente altro e passavo ore ed ore a studiare e a sperimentare, come se non ci fosse un domani. La fotografia, ad esempio, mi aveva portato, negli anni precedenti, ad utilizzare i miei risparmi per una fantastica Praktica B200 che fu, per parecchio tempo, la mia insostituibile accompagnatrice, in qualunque posto andassi. Arrivai persino ad attrezzare un piccolo laboratorio per lo sviluppo dei negativi, nel bagnetto inutilizzato della mansarda. Passavo le ore a studiare, a fotografare, a sperimentare. Non vedevo l'ora che arrivasse il week end per andare da mia nonna - viveva in campagna - per scoprire o creare delle situazioni interessanti da fotografare.



La passione che metto nelle cose che faccio è una caratteristica che ritengo mi abbia salvato la vita più di una volta. Ci penso spesso e quando osservo mia figlia, oggi dodicenne, mi accorgo che anche lei ha la stessa modalità di approccio alla vita.

Tornando al corso serale di informatica, ricordo che me lo propose un certo Giorgio. Lui studiava al Don Bosco e questa scuola aveva organizzato un corso serale, aperto anche agli esterni. Giorgio era una amico della compagnia "dell'albero", nomignolo derivato dal fatto che il luogo di ritrovo era una vietta con un muretto dove spiccava un anonimo albero, se ricordo bene di prugne. Era nel quartiere "San Zeno" a pochi chilometri da casa mia, quartiere che divenne tristemente famoso poco tempo dopo, quando molti ragazzi della mia età, alcuni dei quali amici, vennero decimati dall'eroina.

Probabilmente la scelta di iscrivermi a quel corso di informatica fu il primo importante bivio della mia vita. Non posso sapere come sarebbe andata se, quella sera, Giorgio non avesse deciso di propormi di accompagnarlo al corso o se io avessi rifiutato. La direzione della vita dipende da ogni piccola decisione che facciamo, che diventa, inconsapevolmente, un passo incerto verso il futuro, un tuffo verso l'ignoto. Un minuto di ritardo, una strada sbagliata, un imprevisto o un'opportunità, anche piccola, possono cambiare il corso della tua vita.

Ci penso spesso quando devo prendere delle decisioni. Mi accorgo, con la consapevolezza dell'età adulta, che per una qualsiasi decisione ci vuole un immenso coraggio. Diceva Susanna Tamaro: lungo i bivi della tua strada incontri le altre vite, conoscerle o non conoscerle, viverle a fondo o lasciarle perdere dipende soltanto dalla scelta che fai in un attimo; anche se non lo sai, tra proseguire dritto o deviare spesso si gioca la tua esistenza, quella di chi ti sta vicino.

Probabilmente, quando sei molto giovane, è una questione di culo.

Iniziai a frequentare le lezioni serali con passione, anche per merito del prof. Pellegrini di cui però ho solo un vago ricordo. E' infatti molto più vivido il personal computer che utilizzavo al corso: un fantastico e fiammante Apple II+, con doppio floppy disk da 360kb.

L'informatica mi appassionò ed iniziai a frequentare un amico della palestra di judo: Andrea. Lui era un vero nerd e passava le notti sul computer. Andavo spesso da lui, quasi ogni giorno, e rimanevo affascinato dalle sue abilità, in particolar modo con il linguaggio assembler, anche se capivo lo 0,2% di quello che faceva.

Ricordo che lavorava con uno dei primi computer compatibili Apple, prodotto dalla società Intercomp di Verona e fondata poco tempo prima da Gianfranco Zanotti.

In pochi mesi la passione s'impossessò della mia anima: dovevo comprare un computer, dovevo studiare, dovevo approfondire.

I computer, all'epoca, erano molto costosi. Come avrei potuto fare, senza un risparmio? Ero figlio di un operaio e di una casalinga e seppur mio padre arrotondasse con la sua palestra di judo, la mia famiglia non avrebbe mai potuto sostenere una spesa del genere. Mi serviva una strategia e chiesi ad Andrea di vendermi il suo: alla stratosferica cifra di 3.000.000 di Lire.

Ne parlai in famiglia e miei genitori mi guardarono come fossi un alieno. Semplicemente non li abbiamo! - sbottò mio padre. I miei sogni sembravano tramontare.

Come potevo avere un computer? Mi serviva! Era quanto di più importante volevo, tanto che arrivai a promettere a mio padre una promozione con la media del 7. Riuscii a strappare un - vedremo - e focalizzai quindi il mio primo obiettivo!




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