Società sterilizzata
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Società sterilizzata

Sabato 24 Agosto 2013
Alessandro Giuliani

Siamo in un'epoca dove tutto deve essere sterilizzato: al bucato dobbiamo aggiungere il Napisan, la verdura va lavata con l'Amuchina e tende e divani vanno rinfrescati con Oust. Perchè oggi l'obiettivo di molti sembra essere diventato quelli di eliminare il 99,8% dei batteri.

Le nuove generazioni si evolvono verso un modello di società asettica, dove ad un bimbo non dovrebbe giocare nella terra perché ... chissà quanti batteri!

Proprio noi, genitori di oggi e figli degli anni del benessere, cresciuti giocando in cortile, proprio con quella terra piena di batteri e che, visto che siamo qui, hanno probabilmente creato anticorpi efficaci.



Questa pratica della sterilità è, secondo me, assolutamente inutile oltre che indotta a fini commerciali. E questa prescrizione porta con sè un messaggio profondamente sviante nel nostro rapporto con i germi. La nostra salute e quella dei nostri bimbi non va basata sulla totale assenza di questi ospiti adottando pratiche di sterilizzazione, ma su un normale rapporto con loro, basato su abitudini di vita igieniche e non fobiche e soprattutto su buone difese immunitarie personali di cui siamo geneticamente dotati fin dalla nascita, da conquistarsi con un corretto stile di vita e che comprende una corretta alimentazione.

E' quindi una questione di buon senso senza il quale ci si può pericolosamente avviare verso una società dove l'asettico diventa un valore.

Gestendo due network di negozi dell'usato, di cui uno specifico per il mondo dei bambini, questo tipo percezione è da me molto sentita. Alcune persone invece di utilizzare i prodotti citati come opportunità per poter acquistare oggetti di seconda mano selezionati e risparmiare un sacco di soldi, preferiscono penalizzare direttamente gli oggetti già utilizzati da altri, retrocedendoli in serie B e cacciandoli dall'olimpo degli oggetti di qualità.

Che buffo: un oggetto perfettamente funzionante, così come un vestito in perfetto stato vengono etichettati come usati - con un'accezione evidentemente negativa - ma non ci fa nessun effetto gustare un caffè al bar in una tazzina già usata da altri. Non ci poniamo alcun problema nell'utilizzare, al ristorante, una forchetta che altri hanno già messo in bocca. Addirittura ci piace dormire, in hotel, su materassi non lavati, dove ci hanno già dormito altri. E non ci fa nessun effetto asciugare le parti adamitiche del nostro corpo con un telo di spugna che la direzione dell'hotel prega di mettere a lavare solo se utilizzato, per preservare le risorse del nostro pianeta.

Mi chiedo se, dopo la cultura della sterilizzazione delle cose, ci si potrà pericolosamente avviare verso valori che si basano su sentimenti asettici. Guardandomi in giro forse è già un po' così, non lo pensate anche voi?

Ho una figlia oramai adolescente: dovrei sentirmi male al solo pensiero che presto bacerà un ragazzo? Le ho ovviamente passato l'ABC della prevenzione ma diciamoci la verità: preferite veramente la cultura del Napisan rispetto a quella della Dreher dove la parola limonare diventa un sottile gioco di parole? 

Mi piace pensare a quello che un bacio comporti a livello emotivo: non vorrei mai che mia figlia lo possa perdere in nome di un'asettica esistenza che privi anche delle emozioni!

Che ne pensate?




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