Rapporto nazionale sul riutilizzo 2013
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Rapporto nazionale sul riutilizzo 2013

Martedì 17 Dicembre 2013

Se il 48% degli italiani ha acquistato usato e il 41% ha intenzione di continuare a farlo (osservatorio Findomestic, giugno 2013) non è solo per una questione di risparmio o per le necessità conseguenti alla crisi economica.

E' un cambiamento degli stili di vita, indipendente dalla congiuntura economica e generato da una maggiore attenzione del consumatore a valutare opzioni diverse rispetto agli acquisti tradizionali. Come dire che, grazie alla crisi, le persone sono più attente ai consumi, come modus operandi e non solo per necessità.

Tra le opzioni vagliate dai consumatori, il mondo dell'usato conquista quote di mercato sempre più significative sia per l'opportunità di vendere ciò che non si utilizza più, che per acquistare risparmiando. Una ricerca realizzata nel 2012 da Tns per E-bay, in otto Paesi europei, rivela che le famiglie posseggono in media 50 oggetti inutilizzati. Gli italiani sarebbero i più conservatori con più di 80 oggetti dimenticati tra armadi e cantine. Negli armadi delle donne sarebbero le borse l’accessorio più presente e più inutilizzato con circa 4 borse dimenticate (L'Espresso - dicembre 2012).



Il mondo del second-hand che diventa anche un'interessante opportunità per reinventarsi a livello lavorativo. Si stima che ad oggi siano oltre 80.000 gli operatori dell'usato italiani, molti dei quali informali, viste anche le croniche carenze normative.

Con queste premesse Occhio del Riciclone ha presentato oggi la quarta edizione del rapporto nazionale sul riutilizzo, sottotitolandolo "L'usato che ragiona". Il rapporto è uno spaccato della realtà aggiornata del mondo dell'usato e un viaggio tra le diverse questioni aperte.

Il rapporto nazionale entra nel tecnico e approfondisce la proposta di riordino legislativo del settore dell'usato, sulla quale lavora il comitato scientifico di Rete Onu (da me presieduto, con la collaborazione dello studio legale Spaxius di Udine) e spiega nel dettaglio il progetto Prisca, che si pone l'obiettivo di sperimentare i centri per la preparazione al riutilizzo che, inseriti all'interno delle isole ecologiche, possano reimmettere sul mercato i beni riutilizzabili, collocando entrambi i progetti nel contesto legislativo, approvato recentemente, del Programma di Prevenzione dei Rifiuti.

Il rapporto fa il punto della sperimentazione avviata tra Rete Onu e Federambiente che ha permesso agli operatori dell'usato e all'aziende di gestione dei rifiuti di incontrarsi e confrontarsi, iniziando degli importanti ragionamenti sulle modalità di intercettazione di beni / rifiuti e sui risultati delle prime misurazioni ambientali, economiche e sociali. Tale sperimentazione vede il mio staff in prima linea, su Milano, con due edizioni del Festival del Riuso, organizzate per creare socialità e sensibilizzare le persone sulle tematiche del riutilizzo.

Inoltre il rapporto presenta uno studio approfondito, redatto da Occhio del Riciclone in sinergia con Mercatino srl e rivela che un mercatino dell'usato impostato come agenzia d'affari (quindi con merce in conto vendita da privato come i network Mercatopoli e Baby Bazar) permette di riutilizzare mediamente 105,57 tonnellate l'anno di beni, pari ad un risparmio di 475 tonnellate di Co2 equivalente.

Giusto per comprendere l'entità del fenomeno dei mercatini dell'usato in conto terzi, il centro del riuso del comune di Capannori, preso spesso come modello di eccellenza nazionale, ha riutilizzato nello stesso anno di analisi (2012), solo 79,5 tonnellate di beni.

Oggi diventa sempre più chiaro che l'usato è una reale opportunità di sviluppo, spesso con una dimensione fortemente ludica (che a mio parere sarà la prossima chiave dello sviluppo del settore) e dove l'idea di una contrapposizione al consumismo è frutto di una mentalità provinciale. D'altronde l'usato si vende e si compra su Amazon e su E-bay molto più spesso di quanto si possa immginare.

Rapporto Nazionale Riutilizzo 2013




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