Cenni storici sul mercato dell'usato in Italia - Alessandro Giuliani
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Cenni storici sul mercato dell'usato in Italia

Sabato 18 Novembre 2017

La storia del mercato dell’usato deve essere messa in relazione con il movimento consumistico e in Italia abbiamo avuto due svolte fondamentali in direzione dello sviluppo del consumismo.

Alla fine dell’800, quando si passa, nella distribuzione dei beni, dalla bottega artigiana al negozio.

Nel 1877 nasce a Milano il primo grande magazzino, specializzato nella vendita di abiti confezionati, che poi diventerà La Rinascente nel 1918, la quale poi creerà nel 1928 l’Upim, Unico Prezzo Italiano Milano, forma popolare di magazzino rivolta ai ceti meno abbienti, mentre la Società Anonima Magazzini Standard o Standa nascerà nel 1931.

La seconda svolta è costituita dal boom economico degli anni 1959-1963, che ci fa diventare uno dei 10 paesi più industrializzati del mondo, uscendo dal primato dell’agricoltura, dove esisteva il monoreddito e ancora dominavano valori come autoconsumo, spirito di sacrificio, etica del risparmio.

Il benessere economico

In questa seconda svolta, una gran massa di italiani, che aveva in precedenza sperimentato i disastri della guerra e la povertà degli anni dell'immediato dopoguerra, scoprì per la prima volta il benessere e l’abitudine a nuovi consumi. Nelle case fecero il loro ingresso frigoriferi e lavatrici, radio e televisori; la società italiana, anche attraverso le nuove abitudini di consumo, sembrò incamminarsi verso una definitiva modernizzazione.



Gli Stati Uniti d’America, che sin dall'inizio del secolo si erano caratterizzati per la presenza di un mercato di massa per i prodotti di largo consumo, furono modello e principale termine di paragone: nel consumismo si individuava la radice stessa del successo del paese più ricco e industrializzato del mondo.

Comprare l’ultimo congegno, l’ultimo modello di ogni cosa che si trovi sul mercato era il sogno di tutti: l’effettivo godimento dell’uso diventa del tutto secondario. All'epoca se l’uomo moderno avesse osato parlare del suo concetto di paradiso, sarebbe stato simile al più grande emporio del mondo.

La spinta pubblicitaria al consumismo

Ma tale fascino non nasceva dal nulla, era il frutto di una forte pressione indotta da un martellante sistema pubblicitario. Un sistema che si impadroniva delle strade, che invadeva lo spazio collettivo, appropriandosi di tutto ciò che aveva vocazione pubblica, attraendo a sé un gran numero di consumatori, i quali, ammaliati da continue nuove proposte, venivano tentati all’acquisto. Esso accompagnava in modo indissolubile ogni nuovo prodotto, controllava economicamente, attraverso i mass media tutta l’informazione, si depositava in modo irreversibile nella coscienza e nell’inconscio degli individui, plasmandone personalità, desideri e orientamenti.

L’impulso consumistico fu così forte tanto da supporre che ogni oggetto venisse creato con l’obiettivo di diventare un rifiuto nel più breve tempo possibile.

Il consumismo generò una forte dicotomia culturale tra il mondo del nuovo e il mondo dell’usato, spingendo il bene usato verso un concetto di povertà. Si acquistava usato perché non ci si poteva permettere il nuovo.

A questo si sommava la percezione della scarsa igiene di un prodotto usato, accentuata dallo stesso concetto di consumismo. Acquistando un vestito usato veniva da chiedersi chi l’ha indossato prima, ma bevendo un caffè al bar non viene da chiedersi chi aveva utilizzato prima, quella stessa tazzina.

Parlo al passato ma sono convinto che oggi sia ancora così.

Il mercato dell'usato come conseguenza del consumismo

Il mercato dell’usato inizò quindi a farsi strada come diretta conseguenza del consumismo e dell’abbondante disponibilità di oggetti ancora utili e che inevitabilmente finivano nelle discariche, ma si portava dietro lo stigma che lo caratterizzava, relegandolo a clienti non abbienti o a ceti culturali radical chic che si opponevano al concetto del consumismo.

Ancora oggi, la sanzione sociale che si determina quando si acquista un oggetto usato è molto spiccata, in particolar modo per i baby boomers (1946-1964) e per la generazione X (1960-1980) che hanno vissuto in modo intensivo e condizionante il periodo del benessere economico e del consumismo.

Il mercato dell'usato come opportunità imprenditoriale

Negli anni '80 il mercato dell'usato stava diventando un'opportunità imprenditoriale, soprattuto per la grande quantità di prodotti usati disponibili e uno dei primi negozi impostato con il sistema del conto vendita, fu TROC, creato nel 1982 da Jean Pierre Budier, all'epoca disoccupato e poco più che 40enne. 1.000 metri quadrati di esposizione di oggetti usati, resi operativi a L'ILE de PIOT, nella città di Avignon (Francia).

Il sistema era molto semplice: un privato poteva portare in vendita quello che non utilizzava più ricavando, alla vendita, denaro in contanti. Il punto vendita guadagnava quindi una provvigione sul venduto. Furono quindi gettate le basi per il sistema del conto vendita.

Sempre in quegli anni (1984), nacque in Australia a Perth, il negozio Cash Converters, fondato da Brian Cumins e un gruppo di soci. La loro visione fu quella di trasformare un umile negozio di seconda mano in una catena di punti vendita al dettaglio professionali, tanto da lanciare un franchising nel 1988. Cash Converters aprì un negozio in Italia, negli anni ‘90, a Varese.

Nei primi anni ‘90 alcuni imprenditori italiani (Ettore Sole, Claus Langballe), impostarono l’attività di conto vendita sulla falsariga del modello di Troc.

L'evoluzione culturale del mondo dell'usato

La spinta generata dagli imprenditori dell'usato ha innescato lo sviluppo di questo mercato, alla quale si è sommato l'interesse a questo mercato di grandi aziende tra le quali eBay Inc., fondata il 3 settembre 1995 da Pierre Omidyar e arrivata in Italia nel 2001 e Subito.it, un portale di annunci compra e vendi, in Italia dal 2007,  iniziativa del gruppo norvegese Schibsted, gruppo editoriale scandinavo con sede ad Oslo ed attivo in oltre 20 nazioni. 

Anche per merito dei corposi investimenti pubblicitari (Subito, nel 2015, ha investito in pubblicità oltre 8 Mln di Euro, in Italia), il mondo online ha determinato un'evoluzione culturale che ha sdoganato il mercato dell'usato, affievolendo lo stigma che l'ha sempre caratterizzato.

Il mercato di compravendita diretta dell'usato, nel mondo è molto diffuso, Cash Converters ha oltre 700 negozi in 21 paesi del mondo ma il gruppo ha abbandonato il mercato italiano.

In Italia, il modello di riferimento per gli imprenditori è il mercato dell’usato in conto terzi: negli anni si sono sviluppati svariati franchising dell'usato, sia generalisti che specializzati e gli imprenditori di questo mercato sono svariate migliaia.

Doxa stima che il mercato dell'usato, in Italia, abbia un valore di circa 18 Mld di euro l'anno (stima 2015), pari a circa l'1% del PIL.

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